L’idea di relazione testuale tra i versi di un capitolo è stata discussa sotto vari titoli come “nazm” e “munasabah” nella letteratura della sfera islamica e ‘Coerenza’, ‘relazioni testuali’, ‘intertestualità’ e ‘unità’ nella letteratura inglese. Ci sono due punti di vista sulla coerenza dei versetti del Corano. Nel primo punto di vista, ogni capitolo del Corano ha un tema centrale e i suoi versetti sono correlati. Il secondo punto di vista considera alcuni capitoli del Corano come collezioni di passaggi che non sono collegati tematicamente. I capitoli trattano vari argomenti, per esempio, il capitolo 99, che comprende solo otto versetti, è dedicato esclusivamente all’escatologia e il capitolo 12 narra una storia, mentre altri capitoli, nello stesso respiro, parlano di questioni teologiche, storiche ed etico-giuridiche. Si sa che i capitoli sono composti da passaggi, non solo da versetti. I confini tra i passaggi sono arbitrari ma è possibile determinarli. Per esempio, il capitolo 54 può essere diviso in sei passaggi:
- L’Ora si è avvicinata…..(1-8)
- Prima di loro, la gente di Noè ha rifiutato…(9-17)
- ‘Ad’ ha rifiutato (il loro Messaggero). Allora quanto è stata severa la nostra ricompensa e i nostri avvertimenti… (18-22)
- ‘Thamud’ ha respinto gli avvertimenti… (23-32)
- Il popolo di ‘Lot’ rifiutò gli avvertimenti… (33-40)
- E gli avvertimenti arrivarono al popolo del Faraone… (41-55)
Lo studio delle relazioni testuali nel Corano risale a una fase relativamente precoce della storia degli studi coranici. Il primo interprete coranico noto per aver prestato attenzione a questo aspetto del Corano è Fakhruddin al-Razi (morto nel 1209). Fakhr Razi credeva che la relazione testuale è un significato che collega i versi tra loro o li associa mentalmente come causa-effetto o ragione-conseguenza. Egli collegava il versetto 1 di un capitolo al versetto 2, il versetto 2 al versetto 3 e così via, e rifiutava le interpretazioni tradizionaliste se queste contraddicevano le interrelazioni tra i versetti. Zarkashi (morto nel 1392), un altro esegeta coranico medievale, ammetteva che le relazioni di alcuni versi con altri versi di un capitolo sono a volte difficili da spiegare, in quei casi assegnava loro funzioni stilistiche e retoriche come parentesi, parabola, o spostamento intenzionale del soggetto. Zarkashi mirava a mostrare quanto sia importante la comprensione delle relazioni interversali per comprendere il Corano, tuttavia, non ha tentato di trattare un capitolo completo per mostrarne le relazioni.
Gli studiosi contemporanei hanno studiato l’idea di coerenza nel Corano con più vigore e sono di opinioni ampiamente divergenti. Per esempio, Hamid Farrahi (morto nel 1930) e Richard Bell (morto nel 1952) hanno opinioni diverse riguardo alla coerenza all’interno dei capitoli. Farrahi credeva che l’intera struttura del Corano sia tematicamente coerente, vale a dire che tutti i versetti di un capitolo del Corano sono integralmente collegati tra loro per dare origine al tema principale del capitolo e ancora tutti i capitoli sono interconnessi tra loro per costituire il tema principale del Corano. Secondo Farrahi, ogni capitolo ha un tema centrale (umud o pilastro) attorno al quale ruotano i versi:
Ogni capitolo del Corano è un’unità ben strutturata. È solo per mancanza di considerazione e di analisi da parte nostra che essi sembrano disarticolati e incoerenti… Ogni capitolo impartisce un messaggio specifico come tema centrale. Il completamento di questo tema segna la fine del capitolo. Se non ci fosse questa conclusione specifica da trattare in ogni capitolo, non ci sarebbe bisogno di dividere il Corano in capitoli. Piuttosto l’intero Corano sarebbe un unico capitolo… Vediamo che un insieme di versetti è stato messo insieme e chiamato ‘surah’ come una città è costruita con un muro eretto intorno. Un singolo muro deve contenere una singola città al suo interno. A cosa serve un muro che racchiude diverse città? ….
Al contrario, Richard Bell descrive lo stile coranico come disarticolato:
Solo raramente troviamo in esso prove di una composizione unificata sostenuta per una grande lunghezza….alcune delle narrazioni, specialmente i racconti di Mosè e di Abramo, hanno una lunghezza considerevole, ma tendono a cadere in episodi separati invece di essere raccontati direttamente….la distinzione dei pezzi separati è comunque più evidente della loro unità.
Arthur J. Arberry afferma che i capitoli in molti casi, come i musulmani hanno riconosciuto fin dai primi tempi, sono di carattere ‘composito’, tenendo incorporati in essi frammenti ricevuti da Muhammad in date molto diverse. Tuttavia egli ignora questo ‘fatto’ e considera ogni capitolo come un insieme artistico. Crede che un repertorio di temi familiari attraversi tutto il Corano e che ogni capitolo ne elabori uno o più, spesso molti.
Angelika Neuwirth è dell’idea che i versetti nel loro ordine cronologico siano interconnessi in modo che i versetti successivi spieghino quelli precedenti. Ella ritiene che i capitoli di Meccan siano unità coerenti.
Salwa El-Awa mira nel suo lavoro a discutere il problema delle relazioni testuali nel Corano da un punto di vista linguistico e il modo in cui i versetti di un capitolo si relazionano tra loro e con il contesto più ampio del messaggio totale del Corano. El-Awa fornisce un’analisi dettagliata in termini di teoria della coerenza sui capitoli 33 e 75 e mostra che questi due capitoli sono coerenti e hanno una relazione contestuale principale.
Gheitury e Golfam ritengono che il cambiamento permanente di soggetto all’interno di un passaggio nel Corano, o ciò che chiamano non-linearità, sia una caratteristica linguistica importante del Corano, una caratteristica che pone il Corano al di là di qualsiasi specifico ‘contesto’ e ‘temporalità’. Secondo Gheitury e Golfam per il Corano non c’è prefazione, né introduzione, né inizio, né fine, un lettore può iniziare a leggere da qualsiasi punto del testo.
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