Nel XIII secolo Mosca era la capitale di un piccolo stato che pagava tributi e forniva lavoro forzato ai khan dell’Orda d’Oro, padroni tartari di un’area che si estendeva dall’Europa orientale alla Siberia. Con il tempo i principi moscoviti espansero gradualmente il loro territorio fino ad ottenere l’indipendenza sotto Ivan III, detto il Grande.
Nato a Mosca nel 1440, Ivan fece esperienza diretta di politica, tradimenti familiari e guerra fin dalla sua infanzia. Una lotta per il potere era in corso tra suo padre, Vasilij II, e lo zio di Vasilij, Yuri, e i suoi figli, che sequestrarono Vasilij nel 1446 e lo accecarono. Ivan fu consegnato ai suoi cugini, ma Vasilij riprese presto il potere e addestrò Ivan a seguirlo. Diventato gran principe all’età di 22 anni alla morte del padre, Ivan fece una campagna contro i tartari. La sua prima moglie, alla quale era stato promesso all’età di 12 anni, morì nel 1467 e nel 1472 sposò la nipote dell’ultimo imperatore bizantino e in seguito prese la doppia aquila bizantina per il suo stemma. Nel frattempo riuscì a conquistare il principato di Novgorod, molto più grande, a nord, che sosteneva si fosse alleato con i lituani contro di lui. Con astuzia si impadronì dell’antica Cronaca di Novgorod e ne fece un veicolo di propaganda per il suo regime.
Altre campagne estesero il territorio di Ivan e nel 1480 riuscì ad ottenere l’indipendenza dai tartari. Affrontò una ribellione di due dei suoi fratelli, di cui annesse i possedimenti, e i complotti contro di lui di sua moglie e del loro figlio maggiore. Aggiunse parte dell’Ucraina ai suoi domini e al momento della sua morte a Mosca, a 65 anni, nel 1505, Ivan aveva triplicato la Moscovia e aveva preso il controllo della gestione del suo regno. Si sa poco della sua personalità, tranne che gli piacevano le donne e ubriacarsi, ma fu una figura chiave nell’evoluzione della Russia moderna.
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