Di William A. Barry, SJ

Da un lettore di spiritualità ignaziana
In seguito Ignazio ebbe altre occasioni per discernere gli “spiriti” e per notare come lo spirito maligno si camuffa da angelo di luce per coloro che sono avanzati un po’ nel loro cammino verso una più profonda intimità con Dio. Per esempio, al suo ritorno da Gerusalemme decise che aveva bisogno di studiare per essere in grado di aiutare le anime:

Così, tornando a Barcellona, cominciò a studiare con grande diligenza. Ma c’era una cosa che lo ostacolava molto: quando cominciava a memorizzare, come si deve fare agli inizi della grammatica, gli venivano nuove intuizioni in materia spirituale e un nuovo gusto, a tal punto che non riusciva più a memorizzare, né poteva scacciarle per quanto resistesse.

Così, pensando spesso a questo, disse tra sé: “Nemmeno quando mi impegno nella preghiera e sono a Messa mi vengono delle intuizioni così vivide”. Così, a poco a poco, si rese conto che si trattava di una tentazione. Dopo aver pregato andò da Nostra Signora del Mare, vicino alla casa del maestro. Allora, quando furono tutti seduti, raccontò loro esattamente tutto quello che succedeva nella sua anima e quali pochi progressi aveva fatto fino ad allora per questo motivo; ma promise a questo stesso maestro, dicendo: “Le prometto di non mancare mai di ascoltarla in questi due anni, finché potrò trovare a Barcellona pane e acqua con cui potermi mantenere”. Poiché fece questa promessa con grande determinazione, non ebbe mai più quelle tentazioni.

In questo caso Ignazio dovette decidere con fede che questi “favori spirituali” non erano da Dio. Tali esperienze sono alla base della sua quarta regola per il discernimento appropriata per la seconda settimana degli Esercizi.

È caratteristico dell’angelo malvagio, che assume l’aspetto di un angelo di luce, entrare percorrendo la stessa via dell’anima devota e poi uscire per la sua stessa via con successo per sé. Cioè, porta pensieri buoni e santi attraenti per un’anima così retta e poi si sforza a poco a poco di ottenere la sua strada, attirando l’anima verso i suoi inganni nascosti e le sue intenzioni malvagie.

Ignatius ha dovuto agire in fede sulla sua scoperta che Dio non è l’unica fonte di pensieri pii.

Il discernimento degli spiriti si basa sulla convinzione che il cuore umano è un campo di battaglia dove Dio e il maligno lottano per il dominio. Lo stesso Gesù di Nazareth credeva in questo. Nel deserto era stato tentato dal maligno mascherato da angelo della luce. Se queste erano tentazioni reali, allora lui, come noi, doveva discernere i movimenti ispirati da Dio da quelli ispirati dal maligno. Anche lui ha dovuto fare un atto di fede in chi è veramente Dio, basandosi sulle sue esperienze e sulla conoscenza delle Scritture del suo popolo. Gesù arrivò a riconoscere chi è il vero nemico del dominio di Dio. Scacciò i demoni, ed equiparò il suo potere sui demoni come un segno della venuta di Dio a governare: “Ma se è per dito di Dio che io scaccio i demoni, allora il regno di Dio è venuto su di voi”. Il partito di maggioranza dei farisei e la maggior parte degli ebrei del tempo vedeva il vero nemico di Israele, e quindi di Dio, come i pagani, e specialmente gli occupanti romani. Più e più volte Gesù avvertì i suoi ascoltatori che il vero nemico era Satana. Gesù affrontò questo nemico e rifiutò di usare le strategie e i mezzi del maligno per portare avanti la sua vocazione. Il dominio di Dio non può avvenire attraverso i mezzi proposti da Satana. Gesù, come ogni fedele ebreo, credeva che Dio agisse nella storia per realizzare il suo dominio (questa nozione può essere chiamata “progetto di Dio” o “intenzione di Dio”). Credeva anche che chiunque non sia nemico di Dio “è per noi”. John Meier mette la questione in questo modo:

È importante rendersi conto che, nella visione di Gesù, . . . gli esseri umani non erano fondamentalmente territori neutrali che potevano essere influenzati da forze divine o demoniache di tanto in tanto. . . . L’esistenza umana era vista come un campo di battaglia dominato da una o l’altra forza soprannaturale, Dio o Satana (alias Belial o il diavolo). Un essere umano poteva avere un ruolo nello scegliere quale “campo di forze” avrebbe dominato la sua vita, cioè con quale forza avrebbe scelto di schierarsi. Ma nessun essere umano era libero di scegliere semplicemente di essere libero da queste forze soprannaturali. Si era dominati dall’una o dall’altra, e passare dall’una era necessariamente passare sotto il controllo dell’altra. Almeno a lungo termine, non si poteva mantenere una posizione neutrale nei confronti di Dio e di Satana.

Il discernimento degli spiriti di Gesù si basava sulla sua convinzione ebraica che Dio stava agendo nella storia e che il maligno stava agendo per contrastare Dio. Ancora una volta, vediamo che il discernimento degli spiriti è una questione di fede messa in pratica.

Infatti, la fede non è solo un’affermazione intellettuale di verità; la fede è un verbo. La fede è una risposta di grazia al nostro Dio che si rivela. Questo vale sia per la fede della Chiesa che per la fede dell’individuo che sta cercando di discernere un cammino attraverso la vita.

Escritto da “Discernere gli spiriti come atto di fede” di William A. Barry, SJ, in An Ignatian Spirituality Reader.

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