Salandra e l’ambasciatore Tommaso Tittoni a una conferenza delle Il 27-28 marzo 1916 a Parigi

Salandra usò il termine “sacro egoismo” per definire la prospettiva italiana su quale parte l’Italia sarebbe entrata in guerra. Prevedendo che la guerra sarebbe stata breve – finita entro la fine dell’estate del 1915 – c’era una certa pressione sulla decisione da prendere.

Sono state avviate trattative tra Sonnino, il ministro degli esteri britannico Edward Grey e il ministro degli esteri francese Jules Cambon.

Il 16 febbraio 1915, nonostante le concomitanti trattative con l’Austria, un corriere fu spedito in gran segreto a Londra con il suggerimento che l’Italia era aperta a una buona offerta dell’Intesa. La scelta finale fu favorita dall’arrivo, in marzo, della notizia delle vittorie russe nei Carpazi. Salandra cominciò a pensare che la vittoria dell’Intesa era in vista, ed era così ansioso di non arrivare troppo tardi per una parte dei profitti che diede istruzioni al suo inviato a Londra di abbandonare alcune richieste e raggiungere un accordo rapidamente. Il trattato di Londra fu concluso il 26 aprile vincolando l’Italia a combattere entro un mese. Solo il 4 maggio Salandra denunciò la Triplice Alleanza in una nota privata ai suoi firmatari.

Il patto segreto, il Trattato di Londra o Patto di Londra, fu firmato tra la Triplice Intesa (Regno Unito, Francia e Impero russo) e il Regno d’Italia. Secondo il patto, l’Italia doveva lasciare la Triplice Alleanza e unirsi alla Triplice Intesa. L’Italia doveva dichiarare guerra alla Germania e all’Austria-Ungheria entro un mese in cambio di concessioni territoriali alla fine della guerra.

Mentre Giolitti sosteneva la neutralità, Salandra e Sonnino, sostenendo l’intervento dalla parte degli Alleati, assicurarono l’entrata in guerra dell’Italia nonostante l’opposizione della maggioranza del Parlamento. Il 3 maggio 1915 l’Italia revocò ufficialmente la Triplice Alleanza. Nei giorni seguenti Giolitti e la maggioranza neutralista del Parlamento si opposero alla dichiarazione di guerra, mentre le folle nazionaliste manifestavano nelle aree pubbliche per l’entrata in guerra. Il 13 maggio 1915, Salandra offrì le sue dimissioni, ma Giolitti, temendo il disordine nazionalista che poteva sfociare in aperta ribellione, rifiutò di succedergli come primo ministro e le dimissioni di Salandra non furono accettate.

Il 23 maggio 1915, l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria. Salandra si aspettava che l’entrata dell’Italia dalla parte degli alleati avrebbe portato la guerra ad una rapida soluzione, ma in realtà cambiò poco, e il primo anno di guerra dell’Italia fu segnato solo da un successo molto limitato. Dopo il successo di un’offensiva austriaca dal Trentino nella primavera del 1916, Salandra fu costretto a dimettersi.

Dopo la prima guerra mondiale, Salandra si spostò ulteriormente a destra e sostenne l’ascesa al potere di Mussolini nel 1922. Nove anni dopo morì a Roma.

Fu insignito dell’Ordine della Stella di Karađorđe.

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